Castelnuovo
La storia
Il 18 Aprile 1863, infine, il paese acquisì il nome odierno su decisione del Consiglio Comunale, che volle distinguerlo dai molti omonimi Comuni entrati a far parte dell’entità nazionale da poco acquisita aggiungendo a Castelnuovo la denominazione della Daunia.
L’ariosa disposizione dell’abitato, con le larghe strade, la vasta piazza centrale e gli ampi spazi di Largo Imbriani e Piazza Canelli, differenziano profondamente il centro da quelli limitrofi dei colli dauni. Sono proprio questi slarghi, così insoliti in un paese arroccato, che, dando respiro alle ripide viuzze del centro storico, addolciscono il dislivello della collina e diventano elemento aggregante e distintivo dei tre principali quartieri dell’abitato: la Villa, Piazza Plebiscito e Piano della Maddalena.
Alle larghe strade fanno da cornice belle case e palazzi signorili, che sottolineavano già in passato, con il ricco patrimonio d’arte delle Chiese, gli aspetti culturali della popolazione.
Castelnuovo è stato, da sempre, sede di Mandamento. Vi operavano il Regio Giudice e vi funzionavano la Mastrodattìa (Ufficio Notarile) e la Bagliva, che si interessava delle cause civili minori, riguardanti le contravvenzioni al Bandi Baglivari e le pene pecuniarie per danni arrecati da persone e da animali.
Già nel 1551 esistevano in paese ospedali, e nel 1883 funzionavano otto Scuole Municipali Primarie frequentate da circa 400 studenti.
Da ricordare, infine, che Castelnuovo della Daunia è stato sede anche dell’Ufficio del Registro e dell’Ufficio delle Imposte Dirette.
Ubicato a metà strada fra Pietramontecorvino e Casalnuovo Monterotaro,su un colle da cui si domina la valle del Fortore, il nome originario del paese fu Castrum Sclavorum o Castelluccio de’ Sclavis, in quanto fu fondato dagli Schiavoni , popolazioni slave che, provenendo dall’Illiria (attuale Dalmazia, nella Penisola balcanica), approdarono sulle coste pugliesi in tre ondate successive nel 642, nell’ 871 e nel 926.
Spingendosi nell’interno in scorrerie banditesche, alcuni gruppi di Schiavoni raggiunsero la zona, coabitando pacificamente con una comunità italo-greca già presente sul posto.
Da quella fusione nacque l’abitato, uno dei tanti borghi fortificati da mura (castra), edificati in quei frangenti sui colli del Subappennino .
Nell’ XI secolo il paese appartenne a Rogerio de’ Parisio, cui si deve probabilmente la costruzione del palazzo baronale (oggi sede del Municipio).
Nel 1187 appartenne a Guglielmo Borrello,mentre è incerta la notizia che i Lombardo, Conti di Troia e e di Gambatesa acquisirono il paese intorno al 1200.
Nel 1273 appartenne ai d’Alemagna, per passare ai d’Acerno nel 1291 e tornare nuovamente al d’Alemagna, nel 1352.
Signore del paese fu, nel 1400, Ursillo Minatolo. Il paese passò infine nelle mani dei potenti de’ Sangro, sotto i quali divenne marchesato, mutando il suo nome originario in Castelnuovo, ed ai quali appartenne fino all’emanazione delle leggi eversive della feudalità, nel 1806.
Tra il 1468 ed il 1476 si riversò nell’abitato un cospicuo numero di profughi albanesi, sfuggiti ai massacri compiuti nella loro terra dai Turchi. Tra differenze e continui episodi di insofferenza, la difficile coesistenza di questi profughi con la comunità autoctona si protrasse sin oltre i primi decenni del 1500, quando gli Albanesi abbandonarono il paese per popolare il vicino casale che da esso dipendeva, riportato negli antichi documenti come Sanctus Petrus de Castelluccio, diventato poi Casalvecchio di Puglia.