Luoghi da visitare

A Castelnuovo della Daunia

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Da vedere, in paese, l’antica Chiesa Parrocchiale intitolata a Maria SS. della Murgia. Eretta nel 1199,la chiesa conserva tra l’altro, un ciborio in pietra del 1532, un coro ligneo del 1700, ed un organo del XVII secolo.

Notevoli pure il Convento dei frati minori, eretto nel 1597 – che conserva tele attribuite a Benedetto Brunetti -, la Chiesa di San Nicola Vescovo, eretta dalla comunità greca tra il XVII e il XVIII secolo,

Ed infine la Chiesa dell’Incoronata, dove si trova una statua lignea della Madonna (sec. XVIII) attribuita allo scultore Di Zinno.

Di recente si è dato vita ad un progetto che riguarda lo sfruttamento dell’energia eolica: una grande centrale è attiva già da diversi mesi sul colle denominato Casone Romano, a pochi chilometri dall’abitato. La zona è nota infine per l’abbondante presenza spontanea di funghi e tartufi, prodotti tipici del Subappennino Dauno.

Nei dintorni

Lucera

Lucera, fin dalla sua origine, fu denominata “chiave delle Puglie”, per la sua posizione strategica, quale porta del Tavoliere.

È considerata un’antica città dei Dauni, come la definì il geografo greco Strabone narrando la leggenda secondo la quale Diomede, re d’Etolia, dopo la distruzione di Troia, fuggì verso l’Apulia e si stabilì presso Lucera, dove depose le armi e il Palladio nel tempio di Athena Iliàs e costituì una colonia greca.

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Arena dell’Anfiteatro romano di Lucera
In seguito Luceria divenne Colonia iuris latini nel 312 a.C. e per la sua grande lealtà fu sempre tenuta in grande considerazione dai Consoli e dal Senato romano ricevendone ampia autonomia e indipendenza d’azione: diritto di conio, proprie leggi, proprio fisco, propri magistrati.

Nel I secolo a.C., il magistrato Marco Vecilio Campo, fece costruire in onore di Ottaviano Augusto, il grande anfiteatro. Lo stesso imperatore spesso si recava a Lucera per assistere a combattimenti fra gladiatori o addirittura tra feroci bestie.

Fortezza svevo-angioina, Torre della Regina
All’interno della cittadella che sovrasta imponente Lucera e, precisamente nell’angolo nord-est, Federico II fece costruire il suo palatium anche se oggi, tra la ricchezza dei reperti di origine angioina e aragonese, si nota ben poco del federiciano castrum seu palatium.

Nel quattrocento, Lucera ebbe importanza soprattutto per la transumanza, con l’istituzione della Regia Dogana della Mena delle Pecore di Puglia. Nel 1418, il beato Giovanni Vici da Stroncone fece realizzare sul Monte Belvedere il convento francescano del SS. Salvatore. Il frate, sui resti di Castel Fiorentino, trovò due lastre di pietra, che formavano la mensa di Federico II e le portò in città, utilizzandole come altari maggiori nella Cattedrale e nella chiesa del SS. Salvatore.

La sua antica storia si snoda in tutte le sue vie e grazie ai suoi monumenti di svariate epoche può fregiarsi del titolo di “città d’arte“: l’Anfiteatro romano, la fortezza Svevo-Angioina, la Basilica cattedrale di Santa Maria Assunta del 1300, la chiesa di S. Francesco d’Assisi (oggi Basilica santuario di San Francesco Antonio Fasani) coeva della Cattedrale, la barocca Chiesa del Carmine e i due musei, uno di Archeologia Urbana e l’altro Diocesano.

Piazza Duomo
Piazza Duomo è il centro e il fulcro dell’intera città. La Basilica cattedrale di Santa Maria Assunta trecentesca, ristrutturata e arricchita con elementi barocchi dal vescovo Domenico Maria Liguori della diocesi di Lucera – Troia, svetta al centro della piazza Duomo e al suo interno conserva l’icona trecentesca di Santa Maria Patrona di Lucera, donata da Carlo II d’Angiò. La piazza è ricca di palazzi; i più imponenti sono Palazzo Cavalli e il settecentesco Palazzo Vescovile nella cui maestosa corte vi è l’accesso al Museo Diocesano e agli uffici di Curia, dove ha sede anche il Seminario Vescovile. Via Federico II è una delle vie più care ai lucerini. Notevole è la cupola dell’antica moschea, oggi chiesa di sant’Antonio Abate. La villa comunale è impreziosita dal vecchio convento del santissimo Salvatore, con annessa chiesa di San Pasquale.

Diga di Occhito

Per sopperire alle scarse disponibilità idriche del territorio circostante nel 1957 iniziano in località Occhito i lavori per la realizzazione di uno sbarramento artificiale in terra battuta per il fiume Fortore, al fine della realizzazione di quella che poi viene denominata “Diga di Occhito”. Il fiume Fortore è caratterizzato da un’estrema torrenzialità, con la capacità di passare nel giro di poche ore dal regime di magra a quello di piena, a causa delle forti pendenze dei declivi nei vasti tratti montani del bacino. Il serbatoio di Occhito effettua l’accumulazione stagionale dei deflussi del bacino sotteso in un lago artificiale della superficie di circa 13 kmq. Per capacità del serbatoio (circa 333 milioni di mc.) il lago è tra i più grandi d’Italia insieme al lago di S. Chiara d’Ula sul fiume Tirso e al lago di Monte Su Rei sul Mulangia.
Per sopperire alle scarse disponibilità idriche del territorio circostante nel 1957 iniziano in località Occhito i lavori per la realizzazione di uno sbarramento artificiale in terra battuta per il fiume Fortore, al fine della realizzazione di quella che poi viene denominata “Diga di Occhito”. Il fiume Fortore è caratterizzato da un’estrema torrenzialità, con la capacità di passare nel giro di poche ore dal regime di magra a quello di piena, a causa delle forti pendenze dei declivi nei vasti tratti montani del bacino. Il serbatoio di Occhito effettua l’accumulazione stagionale dei deflussi del bacino sotteso in un lago artificiale della superficie di circa 13 kmq. Per capacità del serbatoio (circa 333 milioni di mc.) il lago è tra i più grandi d’Italia insieme al lago di S. Chiara d’Ula sul fiume Tirso e al lago di Monte Su Rei sul Mulangia.

San Giovanni Rotondo

La storia più recente della città di San Giovanni Rotondo coincide con quella del Convento e di Padre Pio da Pietrelcina, giuntovi il 28 luglio 1916. Qui, da allora al 23 settembre 1968, visse e morì Padre Pio da Pietrelcina. La città di San Giovanni Rotondo fu fondata nel 1095 sulle rovine di un preesistente villaggio del IV secolo a.C., di questo borgo restano dei segni visibili, come alcune tombe ed un battistero circolare (l’epiteto “Rotondo” deriva proprio da questo) che anticamente era destinato al culto di Giano, Dio bifronte, e in seguito fu consacrato a San Giovanni Battista. Adagiata in una bella valle quasi a 600 metri di altezza, San Giovanni Rotondo si presenta ampia, coi tetti rossi, e ben distribuita su tutti i versanti.
La chiesa di Padre Pio, anche conosciuta come Santuario di San Pio, fu commissionata dall’Ordine dei frati minori cappuccini della provincia di Foggia; venne progettata dall’architetto italiano Renzo Piano, per contenere degnamente le migliaia di pellegrini che ogni anno giungono a onorare la memoria di Padre Pio da Pietrelcina. L’opera è stata quasi completamente finanziata dalle offerte dei pellegrini.
Con i suoi 6000 m² (in grado di contenere 7000 persone considerando un ampio margine di sicurezza) è una delle chiese più grandi in Italia per dimensioni.
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